La pronuncia del greco nell'età arcaica e nell'età classica

La pronuncia del Greco ha subìto inevitabilmente, nel corso dei secoli, profondi mutamenti. In questa sede ci limiteremo a prendere in considerazione la pronuncia del Greco dell'età arcaica e classica per metterla a confronto con la pronuncia del Greco antico quale è praticata oggi nella prassi scolastica italiana.

Probabilmente non potremo mai ricostruire con esattezza le diverse pronunce praticate a seconda dei tempi e luoghi. Ma dopo secoli di studi e discussioni, su alcuni aspetti importanti del modo con cui gli antichi pronunciavano il Greco, gli studiosi sono giunti attualmente ad un sufficiente grado di certezza, sulla base di diversi criteri:

Nel seguente prospetto ci limiteremo a segnalare le situazioni fonetiche in cui la pronuncia dell'epoca arcaica e classica era certamente diversa dal modo di leggere i testi greci praticato nella scuola italiana di oggi.

Clicca sugli esempi per ascoltarne la lettura.
Segno o gruppo di segni Pronuncia classica Pronuncia scolastica
Pronuncia
Definizione
Esempio
Pronuncia
Esempio
ει
ē
e chiusa lunga
ei
ου
ō
o chiusa lunga
νοῦς, mente
u
νοῦς, mente
φ
p+h
labiale muta + aspir.
f

Che questa fosse la reale pronuncia di ει e ου è dimostrato da due considerazioni:

Per quanto riguarda la φ si deve ricordare che anche le altre due aspirate, θ e χ, dovevano essere pronunciate con una distinzione netta della componente aspirata. Lo dimostrano numerose iscrizioni arcaiche utilizzanti alfabeti diversi dall'alfabeto ionico, in cui le tre aspirate non vengono mai indicate con un unico segno, ma sempre con la muta seguita dal segno Η:

Si ricordi a questo proposito che negli alfabeti arcaici il segno Η indicava appunto aspirazione e con tale valore originario questo segno passò all'alfabeto latino, derivante da un alfabeto greco arcaico usato nella Magna Grecia. Solo nell'alfabeto ionico questo segno fu usato per indicare la ETA maiuscola. È importante tener presente che il dialetto ionico subì due innovazioni fonetiche rispetto agli altri dialetti greci:

Fu così che qualcuno pensò molto opportunamente di utilizzare il segno Η, rimasto privo di un suo corrispondente fonetico, per indicare il nuovo suono, che ancora non aveva un segno che lo potesse indicare. Questo spiega il diverso valore che il segno Η assume nell'alfabeto greco e in quello latino.

Che la pronuncia delle aspirate fosse caratterizzata da una netta distinzione tra muta e aspirazione è dimostrato anche dal modo in cui i Romani erano soliti scrivere le parole importate dal Greco.

Es. φιλοσοφία > philosophia e nonfilosofia. Questo dimostra chiaramente che la pronuncia della φ dei Greci non era identica a quella della F dei Romani.

Un discorso analogo si può fare a proposito della pronuncia della ρ iniziale di parola. Il fatto che i Romani la trascrivessero con rh (cfr. ήτωρ > rhetor) dimostra che la rho dei Greci doveva essere sentita come diversa rispetto alla R dei Romani, probabilmente perché simile alla R francese. Fu questo il motivo per cui le convenzioni impostesi col μεταχαρατηρισμός prevedono che la ρ iniziale di parola sia sempre contraddistinta dalla presenza dello spirito aspro.

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