Elisione

L'accostamento di diverse parole nell'ambito di un discorso può produrre successioni di suoni sgradevoli o comunque scomodi da pronunciare. Una di queste situazioni va sotto il nome di iato, termine con il quale si definisce l'accostamento tra una vocale breve finale di parola (, ε, ο, ) e la vocale o dittongo con cui inizia la parola successiva. Nella pratica della lingua gli autori greci ricorrono a parecchi espedienti allo scopo di evitare lo iato, intervenendo opportunamente nella costruzione della frase o aggiungendo, tra le parole interessate, una particella che foneticamente impedisce l'incontro tra le vocali. In molti casi però lo iato viene evitato mediante l'elisione, che consiste nella caduta della vocale finale della prima parola. Nei testi scritti l'elisione viene contrassegnata mediante l'apostrofo, esattamente come accade nelle nostre lingue. Es. δι σθένειαν > δι' ἀσθένειαν, per debolezza.

A proposito dell'elisione vanno tenute presenti alcune osservazioni:

  1. con α ed ο finali di monosillabi;
  2. con vocale finale υ;
  3. con la ι finale nelle preposizioni περί, intorno, ἄχρι e μέχρι, fino a; nella parola ὅτι, sia in quanto congiunzione = che, poiché, sia in quanto pronome relativo-interrogativo = che, che cosa. Di conseguenza tieni presente che le forme ὅτ' e ὅθ' sono sempre elisione della congiunzione temporale ὅτε, quando;
  4. nella desinenza -σι del dativo plurale della 3a declinazione e della 3a persona plurale di alcuni tempi e modi verbali. In questi casi lo iato determinato dall'eventuale presenza di vocale iniziale nella parola successiva si evita mediante la efelcistica. Es. πᾶσιν ἀνθρώποις, a tutti gli uomini; οὐκ ἴσασιν ὅτι, non sanno che;